Le notizie, così come siamo abituate a leggerle, riguardano ciò che è sensazionale, straordinario, negativo e attuale. Quattro aggettivi che raccontano l’idea che ci siamo fatti delle notizie e come esse si sono trasformate nel corso dei decenni. A mio avviso perdendo di vista un valore importante: mostrare la realtà nella sua interezza.
Le notizie sono sensazionali. Raccontano solitamente tutto ciò che è scioccante, scandaloso e abbastanza di impatto per generare reazioni. Sviluppano ciò che è più evidente, a tratti esplosivo. Joris Luyendijk , giornalista del Guardian, afferma che questo è il motivo per cui gli attacchi terroristici sono notizie mentre lo sono meno i casi di occupazione lenta di territori stranieri. Diventa più semplice raccontare l’esplosione di un autobus piuttosto che fare un reportage sulla soppressione della libertà che avviene giorno per giorno.
Le notizie sono straordinarie. Sul mio canale Telegram ho condiviso qualche tempo fa un’immagine del fumettista Matt Wuerker che rappresenta bene questo concetto: mentre siamo circondati da milioni e milioni di persone che credono nella pace, evitano le lotte, seguono le regole del buon cittadino, è sufficiente un solo evento terroristico per distogliere la nostra attenzione. Questo, non solo distorce la nostra visione degli altri esseri umani, ma ci rende cechi di fronte a tutto ciò che è meno eccezionale. Per questo motivo spesso non identifichiamo grandi cambiamenti fino a che non accade qualcosa di altamente improbabile.
Le notizie sono negative. Ancora oggi regge il principio del “se sanguina, è una notizia” (“if it bleeds, it leads”). In poche parole le notizie costruttive non fanno notizia. La sensazione è che il mondo stia diventando un luogo sempre più pericoloso in cui vivere, anche se i dati raccontano l’esatto contrario. Ma la grande costante dell’informazione è il sentore che non ci si possa più fidare delle persone: commettono crimini, sono corrotte, rubano, commettono frodi e si insultano. La realtà è che la maggioranza degli abitanti di questo pianeta sono brave persone. Ma questo è meno interessante. Almeno così sembra.
L’informazione è ossessionata da ciò che è recente. Ogni fatto che diventa notizia si riferisce a qualcosa che è appena accaduto. Ma i fatti più recenti non sono necessariamente i più interessanti. Ogni evento ha una sua storia e questa storia determina il perché alcune cose accadono. L’informazione così come la conosciamo – attirata dal momento presente – perde di vista ciò che si sviluppa nel lungo termine considerando quindi il passato e il futuro. Questo non risponde al fenomeno delle breaking news ma di certo consentirebbe di alimentare un giornalismo di approfondimento. Cambia il ritmo ma cambia anche la qualità. Gli americani hanno una metafora molto interessante per questo fenomeno: il tg della sera chiude parlando del tempo e non del clima. Sarebbe insolito dire “oggi il clima è cambiato” sebbene questo accada ogni giorno.
Se mettiamo assieme tutti questi aspetti, il risultato è un fallimento. L’informazione non mantiene, infatti, la sua promessa: raccontare cosa accade davvero nel mondo. Tendenzialmente sappiamo tutto ciò che nel mondo non sta accadendo. Se le fake news sono ingannevoli perché false, le notizie – anche verificate – ingannano in un modo più sottile. Ci danno una visione distorta delle probabilità, della storia, del progresso, dello sviluppo e della rilevanza. Ragion per cui riteniamo che stiamo peggio quando non è vero, che il crimine cresce quando non è così, che il numero di migranti in Italia sia altissimo quando i dati raccontano altro.
Pur consapevoli di questo, siamo ossessionati dall’informazione. Temiamo di restarne fuori e di non avere contenuti da condividere alla prossima cena con gli amici. Desideriamo avere materiale per la prossima discussione in pubblico.
Ma sarebbe il caso di fermarsi a riflettere. Se non leggiamo i giornali siamo disinformati, e questo è vero. Se li leggiamo senza assumere una visione costruttiva, però, siamo male informati.
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