Il giornalismo costruttivo è un approccio all’informazione che sceglie di raccontare soluzioni ai problemi della nostra società contemporanea. Questa è la definizione su cui si basano tutte le attività che svolgiamo anche nel nostro Network. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di collaborare a livello internazionale per offrire anche all’Italia un percorso più solido e delineato del giornalismo di cui abbiamo bisogno.
giornalismo costruttivo e giornalismo delle soluzioni
Il giornalismo costruttivo ha una sua storia. La sua nascita è avvenuta in Nord Europa grazie all’impegno della giornalista Cathrine Gyldensted e della ricercatrice universitaria Karen McIntyre. Importanti e numerosi i loro studi sul giornalismo pubblicati a livello universitario. Grazie a loro s è potuto riflettere a lungo su quali potessero essere i principi base del giornalismo che racconta soluzioni. Oggi, sempre in Nord Europa, è attivo il Constructive Institute danese fondato dal giornalista Urlik Haagerup.
Una realtà ancor più attiva è quella del Solutions Journalism Network fondato, nel 2012, da Tina Rosenberg, premio Pulitzer, e David Bornstein. Due giornalisti del New York Times che hanno ideato la celebre rubrica Fixes in cui hanno raccolto per circa 10 anni le storie di soluzioni incontrate sulla loro strada.
Il solutions journalism (giornalismo delle soluzioni) e il giornalismo costruttivo sono due percorsi che, negli ultimi anni, si sono incrociati spesso e che procedono nella medesima direzione: quella che porta a un giornalismo di qualità le cui fondamenta si basano sulla scelta di offrire un’informazione che fornisca risposte e soluzioni ai problemi del mondo.
Le 5 W del giornalismo non bastano più
Come giornalisti e comunicatori siamo sempre stati guidati verso l’utilizzo delle 5 W del giornalismo anglosassone. Utili, queste, per narrare storie e percorsi. Continuare a utilizzarle va bene ma è tempo di rendersi conto che non bastano più per dare un’informazione di qualità ai nostri lettori e alle nostre lettrici. La ragione è molto semplice: impediscono di raccontare l’intera storia.
Il giornalismo costruttivo e delle soluzioni, infatti, consente di ampliare la narrazione consentendo di offrire alle persone uno sguardo più ampio su un problema che riguarda la nostra realtà. Quello di cui oggi abbiamo un grande bisogno è una visione: verso una possibilità che ci permetta di sentirci meno impotenti e parte della soluzione a un problema.
Ecco che allora alle 5 W del giornalismo anglosassone è bene aggiungere altre 2 domande:
- “What Now?” è la domanda che propone il giornalismo costruttivo e che possiamo tradurre con “e ora?”. Una volta raccontato il fatto, chiediamoci dove possiamo guardare ora, cosa può accade, cosa stanno facendo i protagonisti per cambiare le cose, quali insegnamenti abbiamo appreso.
- “How?” è, invece, la domanda che viene proposta dal giornalismo delle soluzioni (solutions journalism). La chiave, in questo caso, è di raccontare come si può mettere a punto una soluzione sulla base dell’esperienza di altri.
Seguendo queste domande è possibile offrire una narrazione più completa e ricca ai nostri lettori e alle nostre lettrici.
Il giornalismo costruttivo, delle soluzioni e positivo: quali differenze
Proviamo a fare chiarezza tra il giornalismo costruttivo, il giornalismo delle soluzioni e il giornalismo positivo. Si tratta di tre approcci che si sfiorano spesso ma che hanno radici differenti e caratteristiche proprie. In particolare è importante avere ben chiaro che il giornalismo positivo, quello delle buone notizie per intenderci, non è affine a nessuno degli altri due. Si muove su binari differenti e si basa sulla cultura del benessere data dalla necessità di fare del bene alla comunità. Obiettivo assolutamente rispettoso ma diverso dal giornalismo che parte dai problemi per offrire soluzioni.
Il giornalismo costruttivo, dal canto suo, ha l’ambizione di cambiare la cultura mediatica che oggi viviamo introducendo un approccio più empatico e accogliente ma senza dimenticare in alcun modo il problema. Quello di cui abbiamo bisogno tutti è una narrazione meno distruttiva sebbene legata alle problematiche che ci interessano.
Il giornalismo delle soluzioni – solutions journalism – parte da una prima e sostanziale domanda: Chi ha fatto meglio? Chi ha risolto il problema e ha ottenuto risultati tangibili? Dopo aver delineato le soluzioni, questo approccio si spinge oltre e valuta se la soluzione proposta è pertinente alla problematica mettendo in luce anche i limiti della stessa. Non è esclusa la possibilità di raccontare una soluzione che ha rappresentato un fallimento per fornire eventuali lezioni. Di questo approccio, che nel nostro network condividiamo in pieno, ci ha parlato Nina Fasciaux, manager Europa del Solutions Journalism Network intervistata dalla nostra fondatrice Assunta Corbo.

Cosa sta accadendo in Italia?
Nel 2019 è nato il nostro network con l’obiettivo di divulgare il giornalismo costruttivo e delle soluzioni in Italia. A oggi contiamo oltre 100 professionisti del mondo dell’informazione e della comunicazione che ogni giorno scelgono l’approccio costruttivo nel lavoro. Durante questi anni abbiamo delineato un percorso formativo con gli Ordini dei Giornalisti Regionali e aperto un dialogo con le istituzioni. Abbiamo messo a punto iniziative nelle scuole e nelle Università per educare i ragazzi a credere e praticare la narrazione costruttiva.
Nel corso del 2021, grazie alla nostra fondatrice Assunta Corbo nominata Lede Fellowship del Solutions Journalism Network, abbiamo stretto una collaborazione ancora più forte e significativa con il network americano che ci ha permesso di rafforzare la nostra presenza italiana e internazionale. A oggi, il nostro network, viene preso come esempio da diversi Paesi europei per essersi distinto e per aver costruito un sentiero nuovo. Grazie a questa collaborazione importante abbiamo lanciato, a marzo 2021, il primo magazine italiano di giornalismo costruttivo e delle soluzioni: News48.it.
Un magazine indipendente sostenuto dai nostri lettori e dalle nostre lettrici e non profit. Si tratta di un progetto in cui crediamo molto e che ci offre la possibilità di proporre storie costruttive e di soluzione dalla nostra Italia.

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