Come sceglie le storie da raccontare un giornalista? Questa domanda ricorre spesso nella mente delle persone. E di fatto si tratta di uno dei momenti più importanti nell’attività quotidiana dei professionisti dell’informazione. Essere originali, trovare storie che possano ispirare e contribuire a migliorare la visione del mondo al proprio pubblico è certamente un obiettivo sfidante per molti giornalisti. Sicuramente per coloro che sentono la vocazione per la professione e che sanno di poter fare la differenza nella vita delle persone grazie alla propria narrazione.
Al nostro network arrivano spesso domande da parte dei giovani giornalisti e degli studenti che un giorno svolgeranno la professione. E anche per loro la curiosità maggiore è comprendere come trovare una storia da raccontare. Nonostante il sovraffollamento di notizie a cui siamo ormai abituati, cercare una storia nuova e stimolante è una vera e propria sfida che appartiene a chi sceglie di essere un giornalista o una giornalista con un approccio costruttivo.
Chi sceglie il giornalismo costruttivo e delle soluzioni non si accontenta di cavalcare l’onda della notizia mainstream ma si impegna a cercare nuove sfumature della storia stessa, intercettare nuovi esempi che consentano di divulgare altri punti di vista o offrire risposte nuove e concrete alle problematiche della nostra società. Tutto questo senza perdere di vista il contesto, la complessità della realtà, il bisogno di comprensione dei lettori e delle lettrici.
Trovare storie, quindi, spesso richiede uno sforzo importante per scoprire il non raccontato e l’invisibile. Tenere traccia di date ed eventi significativi è un buon metodo come anche ricevere comunicati stampa da parte delle agenzie di comunicazioni. Questi sono un buon punto di partenza per andare poi ad esplorare la storia stessa. È importante, infatti, non limitarsi a quello che viene raccontato dalle fonti ufficiali ma andare più a fondo. È così che diventa possibile offrire una narrazione costruttiva.
Guardando alle abitudini quotidiane che possono essere utili, possiamo segnalarne alcune interessanti:
- Rompi la tua routine
- Leggi un sito di notizie locale per idee per storie non sviluppate
- Leggi un libro su un argomento che non ti è familiare
- Tieni un taccuino in modo da non perdere le idee per la storia che ti vengono in mente
- Leggi poster, cartelloni pubblicitari, insegne di negozi, graffiti
- Trascorri la giornata con una persona il cui lavoro ti interessa
- Intervista la persona più giovane che conosci e la più anziana
- Resta in un luogo pubblico e osserva le persone che camminano, parlano, fanno shopping
- Trascorri un pomeriggio in una libreria che serve caffè
- Pranza fuori dall’ufficio
Come scelgono le loro storie i giornalisti del Constructive Network
Il nostro network è composto da professionisti di grande valore che si occupano di tematiche differenti tra loro e che operano in diverse aree d’Italia. Si tratta di giornalisti che lavorano sul campo da molti anni e che hanno una buona esperienza nella ricerca di storie di valore da raccontare con un taglio costruttivo.
Abbiamo raccolto alcune testimonianze che possano essere di ispirazione:

Giornalista, fondatore Lavoradio, co-fondatore Constructive Network
Guardo al mondo del lavoro per cercare spunti che possano essere colti da chi si trova smarrito di fronte alle complessità del mercato e alla velocità dei cambiamenti. Mi piacciono in particolare le storie di chi, partendo da zero o in contesti di grande difficoltà, riesce ad affermarsi, sovvertendo tutti i pronostici. Amo anche raccontare storie viste da un’angolazione differente rispetto agli schemi abituali. Qualche anno fa, stanco della solita retorica della fuga dei cervelli, sono andato a recuperare le storie di chi, da expat di successo, ha deciso di tornare in Italia, dimostrando di poter vincere anche qui. Così è nato il mio libro “Generazione Boomerang”.

divulgatore scientifico, fondatore di Adaptation e co-fondatore Constructive Network
A me piace occuparmi di temi su cui sono richieste riflessioni, anche etiche, e su cui si può speculare (positivamente) al fine di mettere in crisi i preconcetti e i luoghi comuni. Essendo un giornalista scientifico ho avuto occasione, tante volte, di confrontarmi con storie che potevano essere ‘lette’ in mondi antitetici. Quelle storie ‘aperte’ che se non le corrobori con dati, contesto e dando spazio a voci autorevoli e super partes potrebbero generare mostri. Gli impatti del cambiamento climatico, l’alimentazione, la salute umana sono temi che non mi stancano mai e se li racconto bene e con onestà non stancheranno il mio pubblico.

Giornalista, autrice e co-fondatrice del Constructive Network
Un giornale è un viaggio che si fa insieme ai lettori. Quando cerco qualche storia mi viene sempre in mente quello che diceva Montanelli: «Ricordati la cronaca. Di qualunque argomento tu scriva, fossero anche gli spettacoli, occorre raccontare come si sono svolti i fatti per filo e per segno. È da lì che parte tutto». Io non sono mai stata una narratrice in termini tradizionali e quindi cerco sì la cronaca ma la trasformo in una sorta di stanza dove mi piace far entrare anche le persone, il loro vissuto e soprattutto le emozioni. Vale sia quando scrivo di viaggi, sia di libri e anche quando intervisto personaggi famosi. Mi interessa capire cosa c’è dietro un luogo, una scelta, una parola. L’ispirazione mi viene man mano che resto in ascolto o ad osservare o a leggere.

Le storie che scelgo di raccontare hanno sempre a che fare con i temi che mi stanno a cuore: giovani, gender gap, educazione ai media. Il concetto dal quale parto per scrivere le mie storie è il viaggio: di qualunque problema sociale io stia parlando ci deve essere il viaggio verso una società migliore, una soluzione che, benché imperfetta e migliorabile, sia a misura d’uomo. Le soluzioni imperfette che mi piace raccontare hanno a che fare con la contaminazione: di nuovi saperi e nuove culture, di forme e punti di vista diversi. Mi aiuto studiando report e statistiche, libri e studi di esperti. A partire dai dati si possono creare percorsi inediti, capaci di ristabilire un contatto reale con la comunità della quale mi sto occupando. E poi ascolto: riconoscere gli altri è l’unico modo per comunicare davvero.

Viaggio. Leggo. Sono appassionata di luoghi e delle persone che li abitano, di culture, dei diversi modi di vivere. Inoltre, tengo sempre un occhio puntato sulle tendenze del turismo e sugli orientamenti delle Organizzazioni Internazionali che disciplinano il settore. E poi ascolto le persone che viaggiano. Da tutto questo traggo gli spunti che poi diventano articoli il più possibile utili: un lettore è un potenziale viaggiatore e le mie parole devono aiutarlo a decidere dove andare e come farlo.
Il mio hashtag #turismocostruttivo riassume tutta l’essenza e il principio del mio modo di lavorare.

Foto-giornalista internazionale e collaboratrice di News48.it
Tratto spesso tematiche sociali con particolare attenzione al mondo delle donne. Credo che sia innanzitutto fondamentale ‘sentire’ una storia per raccontarla, percepire dentro di sé l’urgenza di quel racconto. Chiedersi poi se il nostro sentire corrisponda all’esigenza di una comunità, che impatto abbia il tema che indaghiamo sulla società e, parlando di giornalismo costruttivo, interrogarci sull’efficacia delle soluzioni che proponiamo. A farmi scegliere è anche la qualità dell’informazione che sono in grado di dare rispetto ad un tema, ma anche la curiosità di indagarlo, perché non dobbiamo dimenticare che la nostra professione è anche un grande tramite per conoscere meglio il mondo e contribuire così all’importante compito di rendere noi e gli altri dei cittadini più consapevoli.

Se esiste una storia da raccontare, riesco ad intercettarla perché è lei che sceglie me come portavoce. L’attenzione ai particolari è importante per individuare la presenza di elementi che meritano un racconto in primo piano. Nel tempo, si è manifestata un’attrazione naturale: un intimo sentire che a quella vicenda avrei dovuto dare la possibilità di avere un momento di attenzione attraverso le mie scritture o il mio microfono o la mia videocamera o i miei reportage fotografici. Un atto di fiducia reciproco, una corresponsione tra la realtà, i suoi fatti, le vicende e lo storyteller: il narratore reporter.

Mi occupo spesso di giornalismo sociale e socio-sanitario. Sono quindi a contatto con umanità dedite al “fare” e ad andare avanti nonostante le difficoltà. Si tratta di un “terreno” giornalistico adatto al mio senso del fare informazione; il senso dell’utilità dettato dall’esempio che può arrivare da storie di resilienza e di cura. Ed è sulla base di questa mia motivazione che scelgo le storie da raccontare. Mi chiedo sempre in che modo e fino a che punto quelle storie possano suggerire soluzioni e stimolare riflessioni. Non cerco eroi o eroine: indago sulle persone coi loro successi e i loro fallimenti, tra cadute e ripartenze, per nuovi punti di vista e una rinnovata luce di consapevolezza.

Giornalista televisiva
È sempre affascinante il momento in cui mi accingo a scegliere una storia da raccontare, a cui dare voce. Inizialmente, mi metto in ascolto della realtà che ci circonda, di quello di cui penso possano aver bisogno coloro che sono dall’altra parte, di me stessa e della mia curiosità. Individuati questi punti, avvio la fase di ricerca vera e propria per trovare chi possa raccontarla nel migliore dei modi, affinché sia utile e costruttiva per chi la accoglie. Vorrei sempre che tra chi narra, chi ascolta e me, punto di congiunzione in quel momento, si instaurasse un vortice di empatia: oltre ad avere qualcosa di magico, questo apre le porte alla comprensione e al confronto, anche laddove emergessero punti di vista divergenti. Altre volte, invece, sono le storie che vengono da me, non devo cercarle, mi raggiungono e, allora, basta essere capaci di entrare in connessione.

Giornalista
Più che le storie, scelgo le persone. Fotografi e contadini, pedagogisti e commercialisti, naturalisti e professori, pugili e pallavoliste, transgender: non ho un tema specifico di cui mi occupo, tante volte sono loro a suggerirmelo perché hanno fatto o detto qualcosa che mi fa riflettere oppure perché la loro professionalità mi può aiutare ad approfondire un argomento di attualità. Cos’hanno in comune persone tanto diverse? Cerco di scegliere coloro i quali hanno un punto di vista “laterale” sulla realtà, perché stanno percorrendo strade poco battute, ognuno nel suo campo. Così capita spesso che mi dicano cose che disattendono le mie aspettative, aprendo scenari che non avevo considerato. Meno male che lo fanno.

Giornalista e ideatrice del blog ScrivaniaCreativa
L’aspirazione è quella di scrivere per essere di aiuto agli altri. Intercettata una necessità reale, il lavoro che muove la mia ricerca di informazioni e spunti utili alla costruzione di un pezzo è proporre punti di vista ulteriori rispetto a quelli più scontati. Il sociale, le nuove fragilità e la comunicazione sono tra i miei contenuti. Mettersi in ascolto di chi dona le proprie testimonianze è un modo per cambiare punto di vista: il dialogo porta alla scoperta e realizzazione di qualcosa di unico un po’ come un artigiano che plasma il proprio fare in base alla materia con cui lavora.

Scelgo le storie in base alle prospettive e alle connessioni che possono creare: perché, per esempio, contribuiscono a mettere in luce aspetti della vita sociale di solito trascurati o comunque poco conosciuti, valorizzano l’attività di associazioni e gruppi e con essi i meccanismi costruttivi e creativi del volontariato, alimentano una cultura della giustizia e di solidarietà, aiutano a diffondere la conoscenza di un fenomeno. Ogni incontro è “un dono”, cioè, detto in altre parole, mi lascia sempre qualcosa, non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano: innesca un cambiamento, seppure piccolo, che diventa prezioso anche per me e per la mia vita. Ed è da qui che parto quando inizio a raccontare, immaginando come posso restituire questo “dono” anche al lettore.
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